28 Febbraio, 2021
Siamo arrivati a febbraio e, dopo 10 mesi, ci apprestiamo a chiudere il progetto “Orti Agro Ecologici Comunitari nelle tendopoli sahrawi” finanziato dalla Tavola Valdese con fondi ottopermille.
Sono stati 10 mesi difficili, durante i quali la popolazione sahrawi ha dovuto affrontare, oltre alla pandemia che, con la chiusura delle frontiere ne ha aggravato l’isolamento, anche la ripresa del conflitto armato con il Marocco. Dopo 29 di tregua il 13 novembre 2020 è stato violato il cessate il fuoco e sono ripresi i combattimenti nella zona dei territori liberati.
A seguito della ripresa del conflitto molta della popolazione civile che viveva con il proprio bestiame nel deserto è rientrata nelle tendopoli: il rientro di tante persone ha aggravato ulteriormente le difficoltà delle autorità locali nel fornire acqua, alimenti e servizi a una popolazione crescente. Inoltre è venuta meno quella quantità di alimenti derivanti dall’allevamento del bestiame (latte e carne) che nella zona dei campi profughi, totalmente priva di pascolo, soffrono gravi carenze alimentari.
Perché vi diciamo questo? Perché il nostro progetto che ha l’obiettivo di migliorare lo stato di nutrizione dei rifugiati sahrawi attraverso il supporto a 15 orti a gestione comunitaria assume, in questo nuovo contesto, un valore particolare.
Ma andiamo ai fatti, tra settembre e ottobre si sono completate le operazioni di semina di rape bianche, carote e barbabietole. A queste coltivazioni sono state aggiunte, con semi forniti da Ministero de Desarrollo Economico, nostro partner in loco, anche pomodori, zucchine e insalata a foglia verde.
I 15 orti sono stati seguiti e affiancati dal nostro coordinatore locale, agronomo, che li ha visitati periodicamente, dando consigli e risolvendo problemi puntuali. Le formazioni, che erano inizialmente previste in presenza, sono state ridimensionate a causa delle restrizioni alle riunioni dovute al COVID, potenziando l’uso del telefono per riferire problemi e dare soluzioni. E così, a poco a poco, siamo arrivati al momento della raccolta che tra gennaio e febbraio si è conclusa.
Le immagini mostrano parte del raccolto che è stato pesato e ha fornito dati importanti al Ministero sulle potenzialità produttive su piccola scala.
Il futuro dei rifugiati sahrawi si fa difficile e, sebbene a distanza, siamo orgogliosi di avere dato un piccolo supporto ed alleviato una situazione nutrizionale di estrema vulnerabilità.